Beato Alessio Monaldi
Il Beato Alessio Monaldi, venerate a Riccione come protettore cittadino, non è in realtà “Beato”. Il titolo viene dal fervore religioso dei credenti e dalla narrazione dei fatti legati alla propria vita. La tradizione agiografica narra che Alessio morì all’età di trent’anni, il 2 maggio 1503 e il suo corpo venne tumulato nella chiesa parrocchiale di Riccione. Era stato, sempre secondo la tradizione, un povero contadino ricco di virtù, ma probabilmente non così alte se la sua memoria, immediatamente dopo la morte, venne dimenticata.
Poi, diversi anni dopo, il corpo venne ritrovato: fu questo l’evento che lo portò alla gloria degli altari. Così riporta un passo biografico scritto da un sacerdote nel 1702: “Molti anni giacque ignota la di lui memoria, finché discopertosi il suo corpo tutto incorrotto e odoroso, e concorsovi gran numero di popolo per ammirare un sì venerabile prodigio, fu risoluto di esporlo alla pubblica adorazione”. E i fedeli iniziarono ad affibbiargli il titolo di Beato, almeno dalla fine del XVI secolo.
Sono ormai diversi secoli che le notizie sulla sua vita e sui suoi miracoli si sono fissate nella tradizione. Senza tuttavia essere ancora giunti ad una risposta storicamente definitiva. Contadino di umili origini, molto religioso e umilissimo, Alessio era sempre disponibile verso gli altri. Si racconta che un suo vicino lo schernisse per la sua devozione e che, un giorno, accidentalmente i buoi di Alessio, abbandonati per raggiungere la Messa, fecero gravi danni nel campo di questo vicino ingiurioso. Il vicino, al ritorno di Alessio, prese a maledirlo e a gettargli addosso parole tremende. Lui, con la solita quiete, disse un’orazione a Dio e fece tornare il campo devastato in condizioni perfette.
Il miracolo del campo riportato all’ordine, non è l’unico attribuito in vita al nostro personaggio. Lo zelo religioso lo portava a lasciare ogni lavoro quando sentiva il suono delle campane che annunciavano l’inizio di una funzione. Accadde che, trovandosi con il carro in mezzo al fiume Marano, udì le campane; abbandonò così carro e buoi, incurante di una fiumana che stava pericolosamente arrivando. Ovviamente tutti gli altri lo ripresero, deridendolo per la sua incuria e la sua cieca fede. La fiumana infine arrivò, ma non toccò minimamente il carro lasciato incustodito sul fiume; ma non risparmiò tutti i carri di coloro che lo avevano deriso che, sebbene fossero stati messi al sicuro, vennero spazzati via e trasportati in frantumi verso il mare.
Ma il miracolo più importante per la nostra Parrocchia è quello relativo alla creazione della sorgente d’acqua accanto alla Chiesa con la celletta a lui dedicata ed eretta per ricordare l’evento. Sarebbe stato proprio lui a far sgorgare l’acqua, conficcando il bastone a terra per permettere a due pellegrini di dissetarsi.
La comunità locale, fin dal ritrovamento del corpo, si convinse dei poteri del loro concittadino e non tardarono ad arrivare le prime avvisaglie di miracoli e guarigioni. Il beato Alessio veniva continuamente invocato e pregato da un numero sempre maggiore di credenti. Dal carteggio prodotto per tentare la sua canonizzazione (che non ebbe però, nessun esito) emergono numerose testimonianze e lo stesso numero di ex-voto presenti nella Parrocchia di San Martino, dove la salma incorrotta è tuttora custodita, testimoniano il suo operato. Tante le guarigioni appunto, tantissimi i salvataggi dagli incidenti, numerose le salvaguardie dalle calamità atmosferiche, dalle siccità, dalle epidemie. A lui si rivolgevano anche i pescatori i quali si erano fatti promotori di una festività aggiuntiva.
Ricostruire la storia di questi personaggi cultuali minori è davvero difficile, e spesso non rimane altro che la tradizione e la leggenda. Su Alessio si è comunque provato a farlo in un volume edito nel 1989, forse un punto di arrivo sulla figura di questo “Beato”. Di verosimile, ammessa la sua esistenza, c’è probabilmente solo la provenienza riccionese, zona dove la documentazione testimonia un nucleo cospicuo di Monaldi, ma come proprietari terrieri e non umili contadini. Poi tutto sembra sfumare, anche considerando che molti elementi sembrano confondersi con la vita di un Santo Alessio confessore il cui culto può provenire dall’area slava. E, in questo tratto di costa adriatica, la comunità slava è sempre stata storicamente presente.