C’era una volta la vita…

…e c’erano le idee. Un giorno la vita disse alle idee: fate spazio! Ora è il mio turno. Non avete bisogno che vi dica come andò a finire la storia.

Di fronte alle novità e ai cambiamenti, di fronte alle sfide che la nostra condizione ci impone, spesso ho sentito dire: qui ci vuole un’idea. Un’idea nuova, capace di segnare un nuovo corso, di aprire una nuova strada, di spalancare un orizzonte, una prospettiva. Spesso i grandi uomini del passato sono stati celebrati per le loro idee, addirittura sono stati identificati e resi tutt’uno con la loro idea: si trattasse di politica o di religione, di filosofia o di scienza.

Io sono invece propenso a dire che la è stata la loro vita a cambiare le cose. È stato l’impegno e la fede con cui hanno creduto fino in fondo nella loro missione che li ha resi grandi e ha permesso alla realtà intorno a loro di prosperare e di cambiare radicalmente. È stato seguendo le orme lasciate dai loro passi che gli altri uomini hanno potuto scoprire una via feconda e portatrice di frutti.

Quando penso al vangelo di Giovanni che dice: “In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini” io vedo innanzitutto questo: la vita dell’uomo Gesù è stata così piena e carica di significato da lasciare trasparire una luce nuova che ha orientato i passi di coloro che si sono messi alla sua sequela: una sovrabbondanza di vita e di luce che non poteva provenire da altri che da Dio.  Non una morale, o una convenienza, non una logica o un ragionamento, ma una vita: la Vita.

Tutto ciò che non è vita deve cedere le armi, segnare il passo e rassegnare le dimissioni.

Guai a noi se pensassimo che la nostra fede fosse semplicemente una idea, una visione delle cose, da mettere necessariamente insieme alle altre visioni e alle altre idee. No, la fede è un’altra cosa: è intuire dove di trova la vita e aggrapparvisi con tutte le forze, e non lasciarla andare per nessun motivo.

Penso alle nostre parrocchie, alle comunità che ci hanno generato alla fede. Quali mezzi possedevano per radicare in noi un insegnamento tanto efficace e duraturo, se non la vita stessa? La loro povera e fragile vita, ma spesa con tutte le forze al servizio del Signore. Penso alla fede del nostro vecchio parroco don Gino, del mio parroco don Melchiorre e dei tanti che ci hanno preceduto nella grazia del ministero. Come avrebbero potuto seminare in noi qualcosa di buono e di santo se non rimanendo radicati e saldi, ben piantati e fermi in quella vita, che è la vita di Gesù?

Questa allora è la convinzione che ho maturato. Basta rimpiangere i bei tempi andati, i numeri e le certezze del passato. È ora di vivere. Adesso. Non domani, non fra un anno, non nel tempo che verrà. La vita è adesso…cantava Baglioni.

È questa la vita che la morte non può fermare, è questa la vita che risorge a ogni stagione e ogni giorno porta frutto. La vita di chi c’è e si spende, e non aspetta nient’altro se non la parola di Gesù, ogni mattina, e poi prende e cammina, si muove, vive, sperimenta e cresce.

Questa è l’unica vita di cui mi sento di parlarvi, l’unica fede che ho in cuore di proporvi: un’altra non avrei il coraggio di suggerirvela. Pochi giorni fa si è conclusa una convivenza che ho proposto ai giovani della parrocchia. E solo questo è stato l’invito che ho rivolto loro: venite a vivere la vita della nostra comunità. Questo è stato il programma sufficiente, questo l’impegno che ha riempito ogni minuto che abbiamo trascorso qui. Il resto, ciò che non è vita, non ci interessa. Lo lasciamo a quelli che preferiscono fermarsi a ponderare a lungo sulle cose prima di muovere un passo. La vita corre. Non aspetta. Persino la notizia di questa vita giunge trafelata, come ci raccontano i vangeli. Oggi come allora la vita la riconosci dalla scia che lascia dietro di sé. Affrettiamoci a seguirla, non lasciamo che il solco si richiuda.