Dio non cambia strada.

“L’asina vide l’angelo del Signore che stava ritto sulla strada con la spada sguainata in mano. E l’asina deviò dalla strada” (Nm 22,23)

La rappresentazione di quest’anno parte dalla storia di Balaam, contenuta nel libro dei Numeri. I messaggeri di Balak un re avversario di Israele, vengono a prenderlo perché venga a maledire Israele. Ma l’angelo del Signore gli si para davanti per impedirglielo. Ed è la sua asina a a salvarlo.

Alla fine invece di una maledizione Balaam si lascia sfuggire una benedizione che è tra i testi più belli dell’antico testamento. E anche tra i più significativi. Nel suo oracolo infatti compare una stella e uno scettro…

“Io lo vedo, ma non ora,

io lo contemplo, ma non da vicino:

una stella spunta da Giacobbe

e uno scettro sorge da Israele”.

Naturalmente l’autore del libro pensava a Davide, ma noi cristiani vediamo chiaramente la profezia della venuta del Signore Gesù.

Una delle ultime volte che Balak tenta di fare maledire Israele pronuncia questa frase:

“Vieni, ti condurrò in altro luogo: forse piacerà agli occhi di Dio che tu lo maledica per me di là”. (Nm23, 27)

Quel “piacerà agli occhi di Dio” è una espressione quasi intraducibile nel greco. Proviene da una locuzione di stampo semitico che Gesù ripeterà nel vangelo proprio quando benedice il Padre. Al ritorno dalla missione i discepoli raccontano la gioia del vangelo e Gesù esulta di gioia nello Spirito Santo: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”.

In realtà sarebbe: perché così è avvenuta,(cioè si è adempiuta) la benevolenza davanti ai tuoi occhi.

Benevolenza, è la traduzione letterale del termine razòn[1], comune nel linguaggio giudaico, per indicare il volere di Dio, la volontà, il progetto di Dio. Grazie al prefisso eu, eudokia sottolinea la bontà; c’è una bene-volenza da parte di Dio, un progetto buono[2].

È chiaro che si tratta di una traduzione letterale in un greco scorretto, perché calco perfetto di una formula semitica, ed essendo identica la formula in Matteo e in Luca, indipendenti l’uno dall’altro, significa che questa formula risale alla fonte precedente, che è una delle prime traduzioni in greco di un ipsissimum verbum Jesu, di una “stessissima parola di Gesù” come direbbe Joachim Jeremias.

L’esultanza di Gesù è legata al fatto che, mentre alcuni non accolgono, altri accolgono; e il bello è che non hanno capito il senso proprio quelli intelligenti, proprio quelli istruiti, quelli che naturalmente avrebbero dovuto essere portati a capire; d’altra parte la rivelazione è fatta ai piccoli[3].

Nel testo dei Numeri è Baalam che dovrebbe vedere l’angelo del Signore, non la sua asina…

Gli asini non parlano… proprio come i nepioi, in latino i parvuli cioè i piccoli. Gli in-fanti alla lettera non-parlano.

Ma è proprio grazie a loro che Dio si rivela: come dice il salmo 8 “con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza”.

Quando san Giovanni nel prologo del suo vangelo deve scegliere un termine greco per designare il Verbo che si fa carne, molto probabilmente ha a che fare con questa volontà, questo progetto di bene, il movente che sta all’origine di tutto “In principio era il Verbo” (Gv1, 1)

Quando nel Padre nostro diciamo “sia fatta la tua volontà” noi più spesso abbiamo in mente la preghiera di Gesù al Getzemani: non la mia, ma la tua volontà… (Mc 14,36) certamente è una interpretazione possibile, ma non la più originaria. Sia fatta la tua volontà significa si compia, si realizzi quel progetto di bene che tu hai in serbo per noi.

E qual è il progetto, la volontà inossidabile di questo Padre? Il bene dei suoi figli. Assoluto, pieno, senza cedimenti. Possiamo capirlo perché anche noi desideriamo lo stesso per i nostri figli. (Lc11,13)

L’unica strada dalla quale un padre non si scosterebbe mai è proprio questa: il bene totale dei suoi figli. Ci vuole tutta la sua ostinata tenerezza per portare a termine questo progetto.

E qual è la strada che Dio ha scelto per mostrarcelo?

“5Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele!” (Nm 24, 5)

Nella postazione del bambino Gesù che quest’anno assume la forma di un murales abbiamo voluto mostrare proprio questo. Ci sono tante tende che rappresentano l’accampamento di Israele.

Ma nel mezzo c’è una tenda più grande e più bella di tutte. La tenda nella bibbia esprime la dimora passeggera, la precarietà dell’esistenza, ovvero il nostro corpo, la nostra persona.

Gesù ha assunto un corpo per venire a condividere questa nostra condizione umana. È nella sua umanità che noi abbiamo visto sorgere quella stella destinata a non spegnersi mai più. Quella stella che i magi hanno visto dall’oriente. È proprio qui. Nel libro dei numeri. Nell’oracolo di Balaam figlio di Beor. Non va cercata in cielo, ma nelle scritture. Per questo sono andati a chiedere e gli è stato risposto: a Betlemme deve nascere… la città di Davide!

Quando al Giordano lo Spirito Santo si poserà su Gesù sentiremo la voce di Dio: Tu sei il mio figlio, l’amato, in te mi sono compiaciuto. (Lc 3,22) Compiaciuto è sempre eu-dokesa. In te quella volontà di bene si è manifestata pienamente. Io sono così… dice Dio. Guardate a lui e capirete.

Questa d’ora in poi è la strada che Dio ha scelto per raggiungerci, per starci accanto. La carne di Gesù, la sua umanità. Da qui non si sposta. Dio non cambia strada.

Buon Natale a tutti

Don Alessio

 

[1] Martin McNamara: Targum and Testament Revisited: Aramaic Paraphrases of the Hebrew Bible pag. 143 Wm. B.

Eerdmans Publishing, Grand Rapids, Michigan / Cambridge U.K.

[2]

Ricordate il testo importante, sempre lucano, degli angeli che annunciano alla nascita di Gesù “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini della eudokia”, di chi è l’eudokia? Di Dio, “gli uomini della benevolenza”, tradotto in latino è diventato bonae voluntatis; eudokia vuol dire voler bene, ma buona volontà non significa volere bene! Il passaggio è naturale però: volere-volontà, volere bene-buona volontà, gli uomini di buona volontà, si intendono quelli che ce la mettono tutta, quelli che non sono maliziosi, doppi, ma si impegnano sinceramente; eppure non è questo il senso nel testo originale, sono gli uomini oggetto della benevolenza di Dio, ecco perché la nuova traduzione ha fatto una parafrasi, “Agli uomini che Dio ama”, non è una traduzione ma una parafrasi, oggetto della benevolenza divina. Questa è l’eudokia. (La preghiera di Gesù come esultanza nello spirito Prof. Don Claudio Doglio).

[3] ibidem