Io sono l’Angelo della realtà,

intravisto un istante sulla soglia.

Non ho ala di cenere, né di oro stinto,

né tepore d’aureola mi riscalda.

Non mi seguono stelle in corteo,

in me racchiudo l’essere e il conoscere.

Sono uno come voi, e ciò che sono e so

per me come per voi è la stessa cosa.

Eppure, io sono l’Angelo necessario della terra,

poiché chi vede me vede di nuovo

la terra, libera dai ceppi della mente, dura,

caparbia, e chi ascolta me ne ascolta il canto

monotono levarsi in liquide lentezze e affiorare

in sillabe d’acqua; come un significato

che si cerchi per ripetizioni, approssimando.

O forse io sono soltanto una figura a metà,

intravista un istante, un’invenzione della mente,

un’apparizione tanto lieve all’apparenza

che basta ch’io volga le spalle,

ed eccomi presto, troppo presto, scomparso?

WALLACE STEVENS

Cari fedeli,

“Per secoli, il pensiero ha tentato di convincersi che gli Angeli fossero entità superflue, superstiziose anticaglie. Ma la dimensione dell’Angelo continua a riaprirsi, ci accompagna, si trasforma, ma non ci abbandona.” Così scrive Massimo Cacciari nella prefazione al suo libro: “l’angelo necessario”.

Mi è piaciuto riportarvi all’inizio di questo scritto la lirica di Wallace Stevens, che mi ha colpito soprattutto quando descrive questo angelo che parla in prima persona e si definisce come “l’Angelo della realtà”. Dice ancora di essere uno di noi. E che chi lo vede “vede di nuovo la terra, libera dai ceppi della mente”.

Ebbene nel corso di questo avvento ci sono stati recapitati diversi annunci da parte di alcuni “angeli”, che però vivono in mezzo a noi e parlano alla nostra realtà. Sono i nostri bambini, i nostri anziani, gli ammalati e i poveri che vivono in mezzo alla nostra città. Non sempre il messaggio che portano proviene dalle regioni celesti. Ma dice comunque riferimento alla nostra vita di fede.

Nel libro dell’Apocalisse gli angeli delle sette chiese sono i responsabili delle comunità, cioè i vescovi. A loro è affidato un messaggio da parte di Gesù Cristo, perché lo comunichino alle loro rispettive comunità.

Pur non avendo io ricevuto nessuna rivelazione privata da parte di Gesù, e nemmeno da parte di qualche suo angelo ho pensato però in occasione di questa mia lettera alla parrocchia di figurarmi anch’io come se  facessi parte di quella schiera di angeli di cui il Signore costantemente si serve per farci giungere qualche messaggio.

Devo dirvi che dopo un anno e mezzo di permanenza in questa parrocchia posso affermare che ho trovato una comunità viva e molto unita al Signore. Sicuramente ci sono tante cose da migliorare, ma sapete, se il clima è buono, c’è accoglienza e spirito di collaborazione, se si respira un profumo di casa, io credo che le difficoltà si possano sempre appianare.

Abbiamo avuto da poco la gioia di vedere le ordinazioni diaconali di due dei nostri candidati. Graziano ed Eraldo sono un dono per l’intera comunità e colgo l’occasione per ringraziare il Signore per la loro presenza tra noi.

Pur essendo il loro un ministero molto specifico, la parola diacono significa servo e io credo che ognuno di noi possa sentirsi in qualche modo chiamato a porsi al servizio della comunità. Senza dire che sono vacanti almeno due posti da accolito! J

Quando parlo di servizio non intendo semplicemente le mansioni. Per carità… c’è sempre bisogno di persone che si sentano corresponsabili anche dello svolgimento delle piccole grandi incombenze quotidiane della parrocchia. Ma voglio intendere soprattutto che c’è bisogno dell’aiuto di tutti per il servizio del vangelo. Ogni battezzato deve diventare un angelo, cioè un tramite, attraverso il quale il messaggio del vangelo si propaga in ogni ambiente.

E di sicuro il messaggio migliore, quello che raggiunge direttamente il cuore, non è quello delle labbra, ma quello della vita.

C’è, proprio al livello della vita, una situazione nuova e particolare che ci sta coinvolgendo tutti come comunità e come chiesa di Rimini. Siamo stati chiamati a fare “sinodo” che alla lettera significa fare la strada insieme.

Il papa ci ha suggerito durante l’ultimo Convegno nazionale di Firenze che sovente non è grazie ai programmi ideali o alle discussioni teoriche che avvengono i più grandi cambiamenti, ma dal cominciare a fare qualcosa insieme.

“la Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. […] Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.

E di uomini e di donne di buona volontà ce ne sono tanti, anche se dobbiamo andare a cercarli “al di fuori del solito giro”.

Ecco allora quanto risulta necessaria la figura dell’angelo, ma non quello che viene a recare un annuncio dal cielo, ma quello che abita la nostra realtà, come suggerisce la lirica di Wallace Stevens. Un angelo che sappia costruire ponti, rinsaldare i legami, creare collegamento. Un ingegnere della comunicazione, se così si può dire, perché nessuno sia mai più solo.

È sorprendente che l’annuncio di questi angeli si confonda con le voci degli angeli del presepe:

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e Pace in terra agli uomini di buona volontà”. (Lc 2, 14)

Buon Natale a tutti voi, “angeli della realtà” che vive in Fontanelle. Che sappiate ogni giorno di più di essere tanto necessari alla vita della comunità e all’annuncio del Vangelo

Il vostro parroco don Alessio