Mi sono chiesto in vista di questa Pasqua quale fosse il mio più grande desiderio in merito alla crescita della nostra comunità. Che cosa manca, qual è il passo successivo. Credo che al di là dei programmi pastorali e delle previsioni di come potrebbe diventare, la cosa che ci manca veramente è la capacità di sognare, Il coraggio di sognare con Dio.

“Effonderò su ogni persona il mio Spirito: diverranno profeti i vostri figli e figlie, i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni, su schiavi e schiave effonderò il mio Spirito”. (Gioele 3,1-2)

Troppo spesso infatti ci ammaliamo di “realismo”, cioè di quella propensione a vedere le cose nella loro statica evidenza, o peggio nel loro essere incamminate a un lento disfacimento. Oggi realismo è spesso sinonimo di disfattismo. Si cade nello scoraggiamento e nello sconforto, pensando che le possibilità migliori appartengano al passato, ormai confinate in una regione inaccessibile. Lo sport nazionale è quello del lamento.

Mi ha molto colpito il messaggio dei vescovi per la giornata per la vita di quest’anno:

<<Alla scuola di Papa Francesco, invece, s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”.

I bambini e i nonni, il futuro e la memoria.

Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”.>>

Cè un libro nella bibbia poco conosciuto: è il libro di Ester che si apre con un sogno:

“ecco, grida e tumulto, tuoni e terremoto, sconvolgimenti sulla terra. 1eEd ecco: due enormi draghi avanzarono, tutti e due pronti alla lotta, e risuonò potente il loro grido. 1fAl loro grido ogni nazione si preparò alla guerra, per combattere contro il popolo dei giusti. 1gEcco, un giorno di tenebre e di caligine! Tribolazione e angustia, afflizione e grandi sconvolgimenti sulla terra!1hTutta la nazione dei giusti rimase sconvolta: essi, temendo la propria rovina, si prepararono a morire e levarono a Dio il loro grido.1iMa dal loro grido, come da una piccola fonte, sorse un grande fiume con acque abbondanti. 1kApparvero la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i superbi”.

L’autore del sogno, Mardocheo, alla fine del libro ne da anche l’interpretazione: spiega che i due draghi che si preparano a combattere sono lui e l’avversario Aman e che quella piccola fonte che fa scaturire un grande fiume è la regina Ester che ha elevato il grido della sua supplica al Signore.

Ebbene io vorrei dare una nuova attualizzazione a questo sogno.

Ci sono due draghi dentro di noi. Uno si chiama speranza e l’altro scoraggiamento. È la paura infatti che ci mette uno contro l’altro, ci fa innalzare muri e ci fa vedere l’altro come un nemico, un drago appunto. Per quanto ci sforziamo il drago buono non vincerà su quello cattivo, se prima non avremo attinto alla piccola fonte (il grido della preghiera) che fa scaturire il grande fiume (la grazia dello Spirito Santo), che unico è capace di spazzare via il pericolo e la minaccia del male.

Riprendo dal messaggio dei vescovi:

<<La Santa degli ultimi, Teresa di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita, è “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”>>.

Spesso in questi ultimi tempi si è parlato di “sinodalità”, cioè la capacità di camminare insieme. Ebbene per camminare insieme occorre un punto di partenza e una meta comuni. Io credo che per il nostro cammino non vi sia indicazione migliore di fare nostre le attese dei bambini e dei giovani e di ricordare con gratitudine il percorso già compiuto dai nostri anziani. I sogni degli uni e la visione prospettica degli altri ci aiutino a camminare insieme e a sognare insieme.

Con affetto vi auguro una buona Pasqua.

Don Alessio.