Questa mattina abbiamo celebrato la messa per le vocazioni. Non solo quelle sacerdotali o religiose, naturalmente, ma per tutte le vocazioni che il Signore vorrà suscitare nella sua Chiesa. Di sicuro non sfugge a nessuno quanto urgente sia il bisogno di vocazioni sacerdotali, ma in ogni caso dobbiamo rimanere aperti alla volontà del Signore che potrebbe scegliere percorsi diversi per il futuro.

Molte volte mi sono chiesto: che cosa desidera il Signore da noi? Perché se è vero che esiste una volontà precisa su ciascuno di noi esisterà anche un particolare disegno del Signore su ogni comunità.

Ma proprio allo stesso modo di quanto accade nell’intimo della coscienza, nella quale Dio non viola mai la libertà e le aspirazioni del credente, dobbiamo ritenere che il disegno del Signore sulla nostra comunità non sia un progetto prestampato, già pronto, solo da eseguire, (sarebbe troppo facile) ma piuttosto lo sviluppo armonico di quanto il Signore ha già seminato e suscitato nel corso di un cammino molto lungo.

Per fare discernimento allora occorre affidarsi alla memoria grata dei suoi doni e dei passaggi che hanno segnato una grazia particolare.

Io posso suggerirne alcuni, ma sono certo che tanti di voi ne conoscano ben di più. Come non ricordare ad esempio i nostri parroci?

Innanzitutto mi piace ricordare la lunga presenza di don Gino che ha caratterizzato lo stile nativo di questa parrocchia: l’accoglienza, la semplicità e lo spirito di partecipazione. Una chiesa vicina alla gente. E questo la gente non lo ha dimenticato e ha significato anche che la gente si è fatta vicina alla chiesa. Una chiesa sorta insieme al quartiere e alle case, con tanti problemi di varia natura, ma anche con tanta speranza e iniziativa.

Poi quando don Gino è salito al cielo, è stata la volta di don Paolo. Allegro e scanzonato, ma insieme molto serio e impegnato, oggi rettore del seminario di Rimini, grande trascinatore e traghettatore della parrocchia in un periodo di grossi mutamenti, dove la figura tradizionale del prete e della parrocchia cominciava a convivere con nuovi modelli e sfide. Tanti collaboratori e catechiste in questo periodo hanno cominciato a comprendere il valore di una formazione più approfondita e a cercare i mezzi per procurarsela. Se don Gino aveva creduto nella necessità di cominciare l’azione cattolica nella parrocchia, don Paolo le ha dato il respiro e lo sprint per diventare grande.

Don Mauro Angelini, nella sua semplicità e con il suo carattere bonario e festoso, ha dato sicurezza e pace a questa comunità garantendo pur nel poco tempo che è rimasto tra noi una presenza amichevole e di sostegno a tante famiglie.

Poi abbiamo conosciuto don Concetto, prete di grande spiritualità e afflato missionario. Un uomo di preghiera, che ha fatto della nostra Chiesa un punto di riferimento per tante persone assetate di Dio. Ci ha lasciato inoltre in eredità l’adorazione quotidiana, dono da custodire e rafforzare ogni giorno. Non gli sono mancate le doti di carità e di intrapresa: con lui ha preso nuovo impulso la Caritas parrocchiale, che si è via via strutturata maggiormente e grazie al suo interessamento e impegno è stato possibile costruire il centro parrocchiale.

Di lavoro come sapete ne rimane ancora tanto da fare, ma ogni nuovo passo deve cercare di mantenersi in linea con i precedenti, o perlomeno dare conto dei nuovi orientamenti.

In questi due anni abbiamo cercato di sfruttare le potenzialità del centro parrocchiale e avviare l’esperienza delle convivenze fatte in parrocchia.

Ma di sicuro rimangono da centrare alcuni importanti obiettivi. Il coinvolgimento delle famiglie giovani nel lavoro pastorale oltre che un rinnovato assetto e slancio nella catechesi e nell’accompagnamento dei giovani.

Che la parrocchia sia vissuta sempre di più come la casa comune del popolo di Dio e non un mero luogo di culto o di aggregazione. Soprattutto non è più il tempo in cui si poteva considerare la parrocchia come un erogatore di servizi dove a qualcuno era consentito rimanere in disparte come semplice fruitore, “perché tanto c’erano gli addetti ai lavori”… Oggi la parrocchia vive esclusivamente se ognuno che la frequenta diventa parte attiva nella costruzione della comunità e viene a mettere il suo mattoncino.

Auspichiamo un impegno riscoperto nell’ascolto e nella comprensione della parola di Dio, vero riferimento di ogni nuovo agire e discernimento pastorale. Nuove forze occorrono per la cura della liturgia e del canto.

Che il Signore ci conceda davvero, come ci ripetiamo da un po’ grazie al sinodo, di “camminare insieme”.