E’ ora che le nostre comunità riscoprano la loro vocazione e la loro identità.

Cari amici e fratelli nel Signore, vi scrivo in questi giorni d’estate per fermarci un momento a meditare e per ritrovare il filo rosso del nostro cammino dietro a Gesù. La nostra comunità è una specie di fucina in continuo rinnovamento e nella sua vita trova ogni giorno nuove sfide e nuove tappe da affrontare.

Da qualche mese dopo la visita del vescovo alla zona pastorale di Riccione abbiamo iniziato un cammino di avvicinamento alla parrocchia di San Martino per imparare lentamente a lavorare insieme come una unità pastorale. Le due parrocchie rimangono distinte e portano avanti le proprie attività, ma almeno sulle grandi scelte e sull’assetto pastorale tentano di dare delle impronte corali e condivise.
Sarà un cammino lungo, ma necessario, soprattutto in un contesto che ci chiede sempre più di dare risposte ampie a problemi vasti e profondi. I tempi sono cambiati e abbiamo bisogno di coinvolgere le famiglie dei bambini e dei ragazzi con proposte nuove.
La parrocchia vive se emerge quella trama di relazioni che tengono unito il tessuto della comunità. Non possiamo continuare a ripetere stancamente pratiche tradizionali ormai svuotate di ogni forza e attrattiva. Occorre riscoprire la nostra vera vocazione, che è quella di essere sale e luce, fermento nelle masse.

Occorre puntare sulla nostra vera identità, che scaturisce dal battesimo: essere una comunità che evangelizza con uno spirito squisitamente missionario.

Occorre cambiare passo e far sentire che la parrocchia è vicina alla vita delle persone, che condivide drammi e aspirazioni, che respira col respiro della gente, che profuma di casa. Cominciando dalla preparazione al matrimonio, che sempre più viene percepito come un percorso significativo e come una esperienza molto positiva da fare insieme ad altre coppie che si preparano al grande passo. Abbiamo ricevuto in questi anni delle risonanze entusiastiche.

Oppure quando le giovani coppie vengono a chiedere il battesimo dei loro figli, devono capire che qui non si viene a prendere un certificato o a presenziare a una funzione. Qui c’è un grembo che ti accoglie e ti schiude una rosa di possibilità e dove puoi fare incontri che rendono significativa la tua esperienza e sanno accompagnarti anche dopo il tuo passaggio.
Soprattutto –credo- ognuno deve poter sentire che c’è spazio per entrare e che c’è apertura e disponibilità a iniziare nuovi percorsi e nuovi progetti.
Quando poi vengono per il catechismo dei bambini non possiamo lasciare i genitori sulla porta ritirando i loro figli come fossero pacchi postali. Devono ritrovare il senso di un impegno che coinvolge innanzitutto loro in prima persona e solo in seconda battuta le catechiste e gli educatori giovani come supporto. Il catechismo allora diventa una occasione per crescere per l’intera famiglia, dove tutti sono protagonisti e insieme cercano le risposte alla loro fede. Solo se i figli vedono tale ricerca da parte dei loro genitori saranno in grado di percepire la proposta della fede come significativa per loro. Altrimenti il catechismo sarà una specie di parcheggio o di “tassa da pagare” e la parrocchia sarà vista come un luogo da cui fuggire il più presto possibile.
Ricordo che una volta un bambino capitando per caso in parrocchia in un giorno diverso dal catechismo si stupì del fatto di non aver trovato nessuno in chiesa. Un suo coetaneo rispondendo al suo smarrimento gli rispose: “È normale. La gente in chiesa ci va solo la domenica”.

Da qualche mese invece con un discreto gruppo di persone abbiamo pensato di far partire l’adorazione eucaristica quotidiana in diverse fasce orarie della giornata. È un progetto ambizioso che ha richiesto mesi di accordi e di nuove ricerche prima di poter partire. Ma finalmente il 9 di luglio dopo i campeggi ha visto la luce e adesso tutti i giorni dell’anno dalle 7 alle 9,30 e dalle 17 alle 21 ci sarà in chiesa gente che adora il Santissimo Sacramento. E speriamo che arrivino ad essere sempre di più. E il martedì e il sabato l’adorazione prosegue anche la sera.

Naturalmente questi sono soltanto alcuni degli aspetti. Bisognerebbe parlare delle famiglie giovani che hanno preso a vedersi regolarmente anche d’estate e che tra una pizzata di beneficenza e un incontro di approfondimento e risonanza dell’esperienza fatta provano a tenere accesa la fiaccola della fede anche nei mesi della tradizionale dispersione estiva.

E infine il nostro coro che cerca proprio in questi torridi mesi estivi di porre le basi per un più fruttuoso lavoro futuro. Molte persone lavorano nell’ombra e offrono gratuitamente il loro servizio. Anche la Caritas parrocchiale sta cercando di rinnovarsi nell’organico e nella ricerca di nuove modalità. Sarebbe bello che liturgia, preghiera e carità fossero sempre più legate tra loro e girassero come il vero motore della vita della parrocchia. Auguro a tutti un meritato riposo per poter riprendere con più forza il cammino.

Con affetto il vostro parroco don Alessio